Sapete che rumore fa una vela che esplode? È un botto così forte che cominciano a fischiare le orecchie, la barca si mette a zigzagare e non c’è tempo per niente, se non per recuperare i brandelli e pensare subito alla soluzione e metterla in pratica.
È quello che è accaduto a bordo del Class40 IBSA, sul quale è scoppiato il gennaker migliore, la vela migliore possibile per l’andatura in cui Alberto si trova a navigare. Da buon velista solitario resiliente, Alberto accetta la situazione e va avanti, cambia la vela, mette un altro gennaker meno performante e più difficile da gestire. Succede: la pressione indotta dalle onde incrociate e dal vento incostante e forte di queste ore sono alla base dell’avaria, che Alberto aveva senz’altro messo in conto e che ha affrontato con la pazienza dei grandi e la reattività dei bravi.
Naviga ora in ottava posizione e ha quasi completato l’avvicinamento alla giusta rotta per atterrare a Guadalupa. Le velocità si sono ridotte rispetto ai giorni scorsi per qualche ora, l’assetto ha risentito dell’assenza della vela “giusta”, ma bisogna guardare avanti e un po’ anche indietro per mantenere alta l’attenzione sul gruppetto che segue, perché finalmente bisogno pensare al traguardo, le opzioni diminuiscono e ogni azione incide. Nelle traversate oceaniche quello che conta è “attraversare”, è l’impresa, la storia, l’aver superato le difficoltà, ma quando ci si trova a (relativamente) poca distanza dal traguardo, l’agonismo c’è e si sente.
Nelle prossime ore è previsto a Guadalupa l’arrivo del primo Class40 e il cronometro inizierà a ufficializzare i distacchi: al rilevamento delle ore 8.00 Alberto e il Class40 IBSA sono ottavi, ma la velocità è tornata a migliorare. C’è ancora spazio per aggredire e non mollare, perché il giro dell’isola ha tante variabili nascoste e qui, anche con una vela in meno, anche senza pilota automatico, non si molla di un centimetro.