L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, un’occasione importante per riflettere sull’urgenza di preservare e proteggere i nostri mari. IBSA, da sempre sensibile a queste tematiche, con il progetto Sailing into the Future. Together intende diffondere un forte messaggio di tutela ambientale anche grazie alle testimonianze di chi, come i velisti, vede quotidianamente gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare sui mari e sugli oceani.
Un’allarmante situazione è rappresentata dal fenomeno dei Sargassi, un particolare tipo di alga che ha dato il nome all’omonimo mare, una porzione dell’oceano Atlantico compresa tra gli arcipelaghi delle Grandi Antille, delle Azzorre e delle Bermuda. Negli ultimi anni l’area interessata da questa alga si è estesa verso sud, arrivando fino alle coste del Messico e ad altre zone dei Caraibi.
Il Sargasso era un tempo considerata un’alga innocua e addirittura benefica per l’ecosistema marino, ma la sua proliferazione incontrollata sta ora causando gravi problemi nell’Oceano Atlantico e nelle coste dei Caraibi. Le alghe, infatti, si accumulano e iniziano a decomporsi emettendo un odore sgradevole e diventano un serio problema per le economie locali, che dipendono in gran parte dal turismo.
Ma non sono solo i turisti a essere colpiti da questa piaga, anche i velisti si trovano a dover fronteggiare le conseguenze delle alghe sargassi durante le loro traversate. Le alghe si presentano infatti come vere e proprie isole galleggianti, difficili da evitare e si attaccano ai timoni e alle appendici delle imbarcazioni, richiedendo una pulizia costante e manovre complesse per continuare la navigazione. In casi estremi le barche devono rallentare per rimuovere le alghe, perdendo preziosi minuti di gara.
È ciò che è successo ad Alberto Bona durante la RORC Caribbean 600 all’altezza dell’isola di Antigua e vicino all’isola di Barbuda: per liberare il timone e la chiglia dai Sargassi ha dovuto rallentare la corsa del Class40 IBSA da 18 a 9 nodi, inclinare la barca e rimuovere le alghe con un’asta apposta previdentemente portata a bordo.
Per i velisti può trattarsi di un semplice rallentamento, ma per gli ecosistemi marini si tratta di una grande minaccia, causata da una combinazione di fattori, tra cui l’aumento delle temperature oceaniche e l’eccessivo utilizzo di fertilizzanti agricoli che ogni giorno si riversano nei corsi d’acqua e nei mari.
Spesso sono le piccole azioni quotidiane che sommate contribuiscono a peggiorare lo stato di salute del nostro pianeta. Per questo motivo è fondamentale continuare a tenere alta l’attenzione su questi temi e sensibilizzare quante più persone possibili affinché l’impegno sia globale.