La costruzione di un Class40: le prime fasi
Dal progetto al varo: realizzare un Class40 per una regata oceanica in solitario significa costruire una imbarcazione solida e leggera, performante e affidabile, personalizzata e – in sintesi – migliore delle altre. A La Trinité-Sur-Mer, nel cantiere JPS, si lavora con ritmo serrato e grande precisione: Alberto Bona ci conduce in un viaggio lungo le prime tre fasi di costruzione, quelle di base.
“Si parte ovviamente dal progetto” – spiega Alberto Bona – “sul quale si lavora con grande precisione. Poi con i disegni e i dati si entra in cantiere, dove si parte dalla costruzione dello scafo per realizzare lo stampo ovvero la scatola in cui prenderà vita la barca, una struttura di legno e fibra di vetro.
Questo stampo viene chiamato femmina, perché è la parte interna in cui si adageranno le pelli in vetroresina, un tessuto vero e proprio. Si passa poi alla preparazione di quello che in gergo viene definito sandwich che non è altro che un composto in cui i tessuti di vetroresina si posizionano uno sopra l’altro con in mezzo una schiuma, un materiale espanso ultraleggero. Nel sandwich c’è uno strato di tessuto, la schiuma e un altro strato di tessuto di fibra. Così si determina la solidità della struttura e allo stesso tempo garantisce massima leggerezza. La difficoltà sta nel prevedere dove ci sarà bisogno di più o meno resistenza meccanica, per adeguare la quantità e la concentrazione di tessuto. Ad esempio, nella zona vicino alla chiglia, la schiuma sarà completamente rimpiazzata dai tessuti, creando uno strato compatto e molto resistente per evitare che le sollecitazioni o una collisione possano incidere sulla struttura.
La bravura nell’avere una barca resistente e leggera sta nel dimensionare correttamente le varie zone di stress meccanico: troppi kg di tessuto vogliono dire troppa resina e quindi più peso, il nemico principale di una barca da corsa. Non è facile e ci vogliono anni di esperienza e una mano d’opera altamente qualificata per realizzare in pratica le idee del progettista. Il processo successivo è l’infusione della resina che penetra e consolida questa struttura meccanica tra la fibra di vetro e la schiuma. L’infusione è un processo molto veloce e si realizza sottovuoto. Una volta che la resina si è solidificata, lo scafo è pronto.
Il processo continua con la costruzione delle paratie, necessarie a dare rigidità: sono la vera e propria ossatura della barca. Sono di fatto dei grossi pannelli che si adattano alla forma dello scafo nei punti giusti. Le paratie sono le strutture interne che garantiscono allo scafo una rigidità meccanica sui tre assi: senza di queste la nostra carena non durerebbe a lungo in mezzo alle onde. Realizzarle è un passaggio importante: da un lato i calcoli strutturali, dall’altro l’esperienza di cantiere per ottenere una barca leggera, rigida e affidabile.
In parallelo a scafo e rinforzi si realizza il ponte, la coperta della barca: il metodo costruttivo è lo stesso, e serve massima precisione affinché le due parti – scafo e coperta – combacino tra loro”.