L’energia a bordo, più precisamente l’energia elettrica, è un tema fondamentale nella preparazione di una regata transatlantica in solitario come la Route du Rhum. Tema che il team IBSA ha affrontato pensando prima di tutto alle performance, nel rispetto del regolamento Class40 e con un occhio di riguardo alla sostenibilità, come ci racconta lo skipper Alberto Bona:
“Il regolamento è abbastanza libero. L’unica limitazione riguarda il budget dedicato al pilota automatico e i suoi componenti. Non si può superare una certa cifra (30.000 euro, Ndr) per il pilota principale compreso tutta la sua componistica. Si limita così la possibilità di montare bussole e altri componenti ad alte prestazioni, come sistemi a fibra ottica.
Il pilota automatico è quindi il principale consumatore di energia elettrica a bordo e insieme alla strumentazione e al computer, deve essere alimentato dal circuito elettrico. Per lo stoccaggio, il regolamento vieta le batterie a litio. Abbiamo batterie classiche a gel. Per la produzione, abbiamo montato sulla tuga quattro panelli solari di ultima generazione, molto performanti. Poi abbiamo anche la possibilità di produrre energia con l’idrogeneratore e in ultimo con l’alternatore del motore entrobordo. Per motivi di sicurezza, il regolamento prevede di avere a bordo almeno 40 litri di gasolio; partiremo quindi con questa riserva di gasolio minima da usare come backup, ma contiamo sulle altre fonti di produzione per caricare le batterie.
Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi in termini di energia a bordo delle barche da regata, e i panelli solari – sempre più efficienti – stanno diventando un’alternativa sempre più valida come fonte di produzione primaria. Pur non essendo ancora ottimali, anche i sistemi di stoccaggio e le batterie sono più efficienti, tanto che, trattandosi di barche da regata, il peso del parco batterie diventa una variabile importante nell’equazione. Gli idrogeneratori producono un’energia super green a condizione di accettare di rallentare di 0,1/0,2 nodi quando li si mette in funzione. Non è così drammatico dato che li usiamo solo per il tempo di ricaricare il parco, vale a dire per un’ora, forse due. Abbiamo invece scartato l’alternativa di backup con pila a combustibile sul Class40 IBSA perché è una fonte meno green delle altre e anche ridondante con l’alternatore del motore entrobordo.
Il mondo delle course au large è sempre più attento alla sostenibilità e all’ambiente. Ciò che del nostro sport inquina di più è la parte logistica, più che la barca in sé o le regate. Il collettivo La Vague, ad esempio, è molto attivo per spingere la vela oceanica verso un percorso sempre più green e sostenibile, e diversi skipper e addetti ai lavori hanno condiviso i risultati di studi fatti sull’impatto ambientale che le regate oceaniche hanno sull’ambiente per sensibilizzare sull’argomento. Ecco perché abbiamo deciso, dopo la Route du Rhum, di tornare in Europa dalla Guadalupa via mare e in regata, invece di caricare il Class40 IBSA su una nave cargo”.